Discendente da parte della madre, Agariste, dalla potente e influente famiglia degli Alcmeonidi, Pericle ebbe una così profonda influenza sulla società ateniese che Tucidide, storico suo contemporaneo, lo acclamò come «primo cittadino di Atene». Pericle fece della Lega delio-attica un impero comandato da Atene che esercitava la sua egemonia sulle altre città alleate, e guidò i suoi concittadini durante i primi due anni della guerra del Peloponneso.
La nobiltà e la ricchezza della sua famiglia gli permisero di continuare gli studi. Imparò la musica dai maestri del tempo (Damone e Pitoclide potrebbero essere stati suoi insegnanti) ed è considerato il primo politico ad aver attribuito una grande importanza alla filosofia. Gli piaceva la compagnia dei filosofi Protagora, Zenone di Elea e Anassagora; Anassagora, in particolare, divenne un suo amico intimo e lo influenzò molto. Il tipo di pensiero e il carisma retorico di Pericle potrebbero essere stati prodotti in parte dall’accento di Anassagora sulla tranquillità emotiva di fronte alle difficoltà e allo scetticismo sui fenomeni divini. La sua proverbiale calma è considerata un prodotto dell’influenza di Anassagora.
Aspasia nacque a Mileto, fiorente città mercantile sull’Egeo, da una famiglia in esilio, ma nel 450 a.C. era tornata ad Atene. Aveva circa 20 anni e iniziò a frequentare il palazzo di Pericle, il quale, divorziato da un decennio e con il doppio dei suoi anni, si innamorò perdutamente di lei.
Avrebbe voluto sposarla, ma glielo impediva una legge che egli stesso aveva promulgato, che mirava a scoraggiare le unioni tra ateniesi altolocati e forestieri, ledendo i discendenti che non potevano reclamare il diritto di cittadinanza. Pericle aggirò l’ostacolo intorno al 445 a.C., facendola sua moglie di fatto. Aspasia fu etichettata come “sgualdrina” mentre il figlio nato dall’unione (Pericle il Giovane) fu chiamato “bastardo”.
Sul fatto che Pericle amasse follemente Aspasia non ci sono dubbi: le fonti narrano che durante i sedici anni del loro matrimonio, lui non fece “trascorrere nemmeno un giorno senza baciarla al mattino e alla sera”.