Le pesche sono uno dei frutti protagonisti dell’estate, succose e dolci, con i loro colori delicati dal giallo al rosso- passando ovviamente per il pesca!- rallegrano la tavola e ci riempiono di vitamine durante le calde giornate estive. Si tratta del frutto del Prunus Persica, sul cui fusto (porta innesto) possono essere innestate altre piante della stessa famiglia, come prugne, albicocche e persino ciliegie. Con l’avvento del caldo dicevano, sono davvero una benedizione per rinfrescarsi e reintegrare i minerali persi con la sudorazione. Ma cosa succede a chi mangia pesche e acqua con il colesterolo alto, ipertensione e glicemie alta?
Proprietà delle pesche e benefici per l’organismo
Le pesche apportano numerosi antiossidanti con benefici effetti contro l’invecchiamento dell’organismo e per la pelle. Sono drenanti, depurative e contrastano la cellulite. Grazie al beta-carotene proteggono la vista e preparano la pelle all’abbronzatura. Le pesche non incidono negativamente sulla colesterolemia in quanto apporta 0 colesterolo. Però può incidere facilmente sulla glicemia alta in virtù delle sue dimensioni. Una pesca media può pesare 150/200 gr, più del quantitativo di frutta consigliato al giorno. Di per se la pesca è ammessa nella dieta di un diabetico: il suo indice glicemico è di 35m considerato quindi basso. Ma bisogna stare attenti a non esagerare con le quantità.
Pesche, acqua e cuore
Le fibre contenute nella pesca inoltre, a contatto con l’acqua, si dilatano all’interno del tratto digerente e dell’intestino. Questo mantiene sazi a lungo e in più fa in modo che gli zuccheri vengano assorbiti lentamente, evitando picchi glicemici. Allo stesso modo limitando l’assorbimento del colesterolo, con un effetto protettivo sul cuore. Grazie al loro quantitativo di potassio inoltre le pesche contribuiscono a regolare la pressione, con un benefico effetto in chi soffre di ipertensione.