Lo scorso 14 luglio Netflix ha rilasciato l’ultimo adattamento live-action di Resident Evil. Peccato che la serie sia presto finita nel calderone delle opere ispirate al franchise bocciate dai fan. Il titolo sembrava distaccarsi dai predecessori collocando le vicende rappresentate su schermo all’interno della stessa timeline della saga videoludica.
Le prime recensioni date dalla critica sembravano promettere bene e avevano spinto l’ottimismo ai massimi storici. Dopo l’accoglienza riservata a Welcome To Raccoon City nel 2021, il responso poteva, in teoria, essere solo migliore. Invece, il punteggio sui maggiori portali di settore ne ha decretato la disfatta. Probabilmente le valutazioni sarebbero state superiori se si fossero evitati alcuni grossolani errori negli 8 episodi.
Resident Evil, la serie di Netflix nel mirino dei fan
La principale lacuna lamentata risiede nelle varie incongruenze stilistiche e narrative. Se la decisione di inserire un dramma basato sull’adolescenza all’interno dell’universo oscuro di Resident Evil è una mossa giustificabile per qualcuno, la rappresentazione paga, d’altro canto, fasi incomprensibili e talvolta le stesse regole stabilite dall’opera vengono dimenticate.
Le traversie dei personaggi smettono di avere senso, date le continue contraddizioni. Ad esempio, la giovane Jade Wesker assiste al sacrificio fatale del padre. Ciò avrebbe avuto pure un forte impatto verso la fine della pellicola, se lo spettacolo non avesse già indicato che la futura Jade non era a conoscenza del decesso del genitore né tanto di meno di essere stata presente al drammatico evento.
Uno degli errori riguarda poi la portata e la presentazione dell’epidemia. Nella timeline successiva viene ben descritto lo scenario distopico di RE. Il periodo precedente presenta, però, delle chiare falle. Quel che accade in una piccola città viene mostrato attraverso la prospettiva di due ragazzine di 14 anni. In principio la chiave di lettura sarà anche curiosa, ma così facendo viene meno il maggiore fattore di richiamo: la rappresentazione di personaggi adulti all’improvviso intrappolati in un contesto mostruoso.
Durante la promozione pre-lancio di Resident Evil i produttori avevano generato entusiasmo rivelando la presenza di Wesker. Wesker è un punto fermo del franchise dal 1996 e i fedeli di RE erano curiosi di scoprire in che modo sarebbe tornato vista la sua morte nel quinto capitolo della saga di videogiochi.
In realtà, il segreto della sopravvivenza era poco più di uno specchietto per le allodole. Mentre il vero Wesker appare giusto una manciata di minuti, il più presente Albert è in realtà un clone senza niente in comune con il personaggio che gli appassionati fremevano dalla voglia di vedere.