Su Netflix il film Slumberland di Francis Lawrence
Molte, moltissime persone hanno tentato di adattare l’incubo per il grande schermo. Tuttavia, un’altra persona ha tentato di interpretare l’idea del sogno, che è stata respinta nei riflessi di un’immaginazione a cui ci si può ritirare quando le cose non vanno come previsto. Mi vengono in mente Big Fish di Tim Burton o il più banale Al di là dei sogni con Robin Williams. In quegli anni non si teneva conto né dello streaming né degli algoritmi. O, più precisamente, la sceneggiatura doveva essere racchiusa in canoni teorici. Tuttavia, la metafora stessa del sogno, che amplia esponenzialmente la nostra comprensione ogni volta che ci affidiamo al subconscio, rimane la pietra angolare del cinema. Iniziamo la nostra recensione affermando che Slumberland – Nel mondo dei sogni è un film appassionato, divertente, spassoso e inevitabilmente toccante, nonostante si sia imbattuto in alcune distorsioni.
Il film, targato Netflix e diretto da Francis Lawrence, il regista della trilogia di Hunger Games, è (molto) vagamente basato sulla striscia a fumetti domenicale Little Nemo di Winsor McCay, apparsa sul venerabile New York Herald dal 1905 al 1911, in pratica agli albori del fumetto. Per McCay, l’allusione a Lewis Carroll e ad Alice nel Paese delle Meraviglie era abbastanza ovvia. Va da sé che la componente chiave del film è la sua atmosfera stravagante, fantasiosa e onirica, mentre Lawrence aggiorna il concetto originale cambiando il genere di Nemo da bambino a bambina. Una prima distinzione, ma che chiarisce come Slumberland rappresenti un’affermazione di un approccio innovativo al cinema e alla narrazione. Diversità nel pubblico, buon casting e inclusività (con un cenno alla Blaxploitation! Ci vogliono molti ingredienti per produrre un film di Netflix, ma nonostante la durata di due ore (sì, un po’ troppo), riesce a farci ridere ed emozionare, rendendolo una buona scelta per il pubblico di tutte le età. In conclusione, Slumberland è un film che non può non piacere. Sarà per il carisma di Jason Momoa, sarà per il fatto che oggi abbiamo bisogno di sognare più che mai e sarà anche che il simpatico maialino di stoffa ci ha fatto sciogliere.
In giro per il mondo con Nemo
Jason Momoa appare nella sequenza del film Slumberland intitolata “Nel paese dei sogni”.
E lo si ama dal momento in cui si legge la storia di David Guion e Michael Handelman: dopo che suo padre Peter (Kyle Chandler) è disperso in mare, il piccolo Nemo (Marlow Barkley) cerca di adattarsi a una nuova vita. Anche se lo zio Phillip (Chris O’Dowd) è ben preparato e lei si trasferisce da un faro sperduto nell’oceano a Los Angeles, non riesce a ritrovare il suo equilibrio. Ma di notte segue la mappa ridicola e nascosta che la condurrebbe in una sorta di enorme sogno a occhi aperti, sempre in presenza del suo devoto maialino (sul quale il regista si concede spesso, non perdendolo mai di vista).
Jason Momoa e Marlow Barkley si vedono nella scena del film Slumberland, “In Dreamland”.
Un sogno vivido e scintillante, simile a quelli che alterano bruscamente i volti, le ambientazioni e le emozioni. Quegli incubi in cui accadono cose strane. Nemo incontra il satiro Flip, puzzolente e sconclusionato, in questo universo (Jason Momoa). I due – o forse i tre, ora che il maialino ha preso vita! – partono per una di quelle avventure catartiche, piene di avventure e difficoltà emozionanti, nel tentativo di fuggire dalle ombre e dagli incubi, ma soprattutto dall’ostile mondo esterno. Un premio inestimabile l’attendeva alla fine del viaggio: la possibilità di ricongiungersi con il padre Peter che le aveva raccontato le favole di Slumberland.
Usate la vostra immaginazione, per favore
Weruche Opia e Marlow Barkley in una scena del film Slumberland intitolata “Nel paese dei sogni”.
In un certo senso, il film di Francis Lawrence parla di eredità perché è stato creato utilizzando l’eredità dello streaming (soprattutto nella seconda parte). L’eredità è ciò che mette in moto la storia, non il dolore, la catarsi del viaggio, la forza dei sogni o persino la tendenza alla virtù. Nemo è con suo padre Peter, mentre Peter è con l’universo Slumberland. Hanno una sorta di accordo che verrà chiarito solo alla fine e, come ogni accordo che si rispetti, ci sono delle regole da stabilire. Si tratta di una contraddizione intrigante, perché l’idea del sogno ignora ogni tipo di legge. Poiché Nemo è finito in un Paese delle Meraviglie che offre rifugio agli individui che cercano qualcosa di diverso, i viaggi visivi sono eccezionali a questo proposito (la sequenza con le farfalle ne è un esempio).
Marlow Barkley come In Dreamland nel film Slumberland.
Pur mantenendo un occhio di riguardo per l’azione e il ritmo, il regista, che ha esperienza di realtà alternative (Lawrence ha diretto anche Io sono leggenda), dà tanto spazio alle dinamiche emotive quanto all’eredità simbolica che sottende l’immaginario. Questa creatività diventa il motore di un film onesto e vero che sottolinea l’importanza di andare avanti nonostante le sfide di un passato che, di notte, tende a tenerci svegli. Quando si posa la testa sul cuscino e ci si addormenta, si presenta una scelta simbolica: accettare gli incubi o cercare di raggiungere il mondo dei sogni? Slumberland – Nel paese dei sogni ci esorta a coltivare (e preservare) l’immaginazione, importante tanto per i bambini quanto per gli adulti, attualizzando una pagina della grande tradizione del fumetto americano (ed estrapolandone la classicità in una messa in scena ricca di effetti visivi). Un film da custodire, sicuramente.